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30/05/2022Pavia, Aprile 2022
Collocamento da record e prezzi in aumento mettono in ginocchio l’offerta di riso italiano.
La disponibilità residua di risone nazionale rilevata dall’Ente Nazionale Risi è la più bassa delle ultime dieci campagne e la crisi economica mette a rischio la sostenibilità del settore risiero.
Con i quantitativi già collocati nell’attuale campagna di commercializzazione, il riso italiano non sarà sufficiente a soddisfare la domanda in aumento. Ciò significa che già nelle prossime settimane l’industria non sarà in grado di garantire la fornitura di riso italiano, ossia di un prodotto caratterizzato da specifiche qualità e destinazioni d’uso. Oltre a ciò, il perdurante stato di siccità e le difficoltà connesse alla gestione idrica nella zona risicola, potrebbero incidere fortemente sulla produzione di risone nazionale per l’anno a venire, rendendo impossibile rispondere adeguatamente ai consumi in aumento (+25% Italia e +10% Europa negli ultimi dieci anni), ulteriormente trascinati dalla pandemia prima e dal conflitto in Ucraina poi.
In questa situazione, già di per sé molto difficile, l’industria sta fronteggiando:
- il continuo aumento di prezzo della materia prima nazionale, che incide fortemente nella formazione del prezzo del prodotto lavorato, con aumenti rilevati dalla borsa merci di Vercelli da ottobre 2021 ad oggi sulle varietà più consumate tra il 50% e il 70% e con punte fino al 140% rispetto allo scorso anno;
- Il rischio di siccità stigmatizzato dai Consorzi irrigui e il forte aumento dei costi di produzione che causano uno stato di incertezza nei produttori, limitando le vendite di risone e inducendo le borse merci risicole a rilevare prezzi nominali sui listini ufficiali;
- i forti aumenti di tutti i costi produttivi[1]: da ottobre 2020 a ottobre 2021 il costo dell’energia elettrica è aumentato del 400% e poi ulteriormente raddoppiato da ottobre 2021 ad oggi a causa delle tensioni precedenti al conflitto. Stessa sorte per Il gas metano, che è aumentato del 500% da ottobre 2020 a ottobre 2021 e di un ulteriore 150% negli ultimi mesi. Nel medesimo periodo di riferimento, il petrolio è aumentato del 124% e poi fino 54% negli ultimi mesi con effetti negativi per i costi del gasolio per autotrazione ai quali si sono uniti i costi quadruplicati nell’ultimo anno della logistica internazionale, accentuati dalla carenza dei container; infine, i costi per il packaging in costante crescita (+40%) con serie incertezze sull’approvvigionamento futuro
Il perdurare dell’aumento dei costi a cui si aggiunge anche il rischio concreto di non riuscire a soddisfare la richiesta di riso italiano già a partire dalle prossime settimane rende la situazione non più sostenibile.
[1] Fonti: per energia e gas stime tratte da ARERA che possono variare in funzione dei piani tariffari, per il petrolio elaborazione del Sole 24 ore su fonte Borsa Italiana e mercati internazionali.